LA METAFORA DELLE IMMAGINI
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di Renzo Bertoni |
[…] Ciò che conferma la particolare intelligenza di Monti, scoperta ad afferrare le successive tappe di un processo stilistico tra i più rischiosi ed impegnati, è il modo con cui di continuo egli si impegna in un lavoro instancabile di penetrazione, di scavo, di indagine nella natura stessa della materia e della superficie pittorica, cercando gradazioni e tonalità sempre più vibranti e segrete, sbloccando le pause compiaciute, quelli che potrebbero essere i pericoli della sua felice natura, e impegnandosi nel penetrare sempre più a fondo, e con una meditazione e rimeditazione sempre più severa dello spazio, del segno, del colore nel tessuto dell'opera […] Una pittura immersa in un lungo sogno lucido, cosciente, e intonata a un monologo segreto, trascorsa dai lampi di una visione interiore. E questa pittura che sa anche giocare ammirevolmente sullo sfumato, sulle sorprendenti variazioni di tono e di profondità, getta quasi un velo sulle "cose", sugli aspetti più comuni e consueti del sensibile, trattiene la luce, e trova gli accenti per cogliere un gesto, per definire un'espressione, per esprimere, rivelare, tutta la sua avvincente magia. Per rivelare cioè una realtà che la pittura rende fantastica, porta fuori dal "momento" (e più che mai fuori di ogni suggestione verista o naturalistica): una realtà che Monti vede, raffigura e vive come il proprio destino. […] |
(presentazione in catalogo mostra Galleria Lombardi, Roma, 1992) |
LE SEGRETE EVASIONI
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di Enrico Gallian |
[…] Propone un mondo di attese già avvenute dopo l'incontro, quando i corpi esausti si riposano mentalmente I segni del tempo per il pittore accostano tra loro un che di ruderizzato per attese ed è l'osservatore che fa rivivere qualcosa che è sepolto nel tempo. […] È la soavità in fondo anche questo sentimento leggiadro ad animare il pennello di Monti, ma solo per "raccontare" attimi vissuti da lui. L'oggettivazione di propri percorsi mentali avviene sì sulla e per la tela, ma solo per pubblicizzare brandelli personali, un po' come facevano i viaggiatori tedeschi, inglesi arnesi in spalla fermandosi sui cigli del già accaduto ed estemporaneamente fissare sulla tela visioni e storia del momento fuggente che non tornerà più, se non per cronaca. Pittore di cronaca Monti cronachizza lanciando sfide che vogliono essere anche competizioni tecniche. Vivendo un momento della storia della pittura, quella attuale, così controversa, che non sa' neanche lei quello che vorrebbe fare e quello che farà ad opera degli uomini, Monti compete figurativamente. Propone figure. Propone oggetti figurati. Senza carnasciali. Senza trasgressioni. Senza misteri. La figura è una figura; il gabbiano è un gabbiano; l'attesa è un'attesa; l'evasione è l'evasione, il resto è silenzio. […] |
(L'unità, 11 febbraio 1992)
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ALESSANDRO MONTI, FRATTURA E SINTESI
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di Renato Civello |
[…] Le immagini, realizzate prevalentemente in tecnica mista su tela o su carta, sorprendono per l'incontro davvero raro della frattura e della sintesi: come dire per la confluenza, avvertibile solo alle più alte latitudini della creazione, del romantico Sturm und Drang, fatto di lacerazioni, di sussulti, di antinomie, e della continuità classica, caratterizzata invece dall'equilibrio e dalla lucidità evolutiva. Analisi e sintesi, scomposizione e riconnessione sono dunque, in questa pittura, gli elementi generatori di una totalità non programmata, umanissima e carica nondimeno di umori inventivi e di sottili straniamenti. […] Certo, non è fuori luogo riferirsi, con Bertoni, ad un'ascendenza bruckiana: il colore dei dipinti di Alessandro Monti "è tanto filtrato, scavato, carico di umori, di risentimenti e di allusioni, da inserirsi naturalmente in una cadenza espressionista". Ma poi, proprio quella "rielaborazione appassionata della memoria" che secondo l'illustre critico "rimette in vigore la realtà e il sogno" segna il distacco dalle individualità dei Kirchner, dei Nolde, dei Schmidt-Rottluff: Monti ha una sua interna armonia che, pur nell'insistito ardore dell'avvertire, lo salva dal labirinto. E ci dà visioni di forza. E di un'arte non contestabile. |
(Secolo d'Italia, 22 febbraio 1992)
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MARINI E CELESTI AFFIORAMENTI
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di Aldo Gerbino |
Sembra che il tempo sia uno dei parametri sostanziali nella ricerca figurativa di Alessandro Monti, perché il tempo viene vissuto nella sua qualità rammemorativa e, non ultimo, nel suo sapore arcano attraversato da intense evocazioni interiori. […] In molte delle ricerche di Alessandro Monti, suffragate dalla tradizionalità tecnica, si assiste ad una convergenza del dato informale dal quale, poi, emerge il valore più strettamente rappresentativo. All'idea di tempo si associa quella di segretezza, di scrigno, in quanto è proprio attraverso l'affioramento continuo delle patine temporali che il racconto di Monti si carica di desideri e suggestioni manifestate, in particolar modo, da quella voglia di evadere dal terrestre spingendosi verso l'aereo. Tutto questo, il pittore laziale, lo fa partecipando alla ricerca di una dimensione di luce. […] |
(presentazione in catalogo mostra Galleria d'Arte Studio 71, Palermo, 1993)
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ALESSANDRO MONTI: VAGA È LA MEMORIA SULLA TELA
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di Emilia Valenza |
La pittura di Alessandro Monti, artista romano, vive di un conflitto perpetuo tra il recupero di un figurativismo pieno e la perdita assoluta della linea, del contorno, verso una liberazione totale del tratto e del pensiero. Superando il limite della realtà circostante e della rappresentazione oggettuale, l'artista intraprende un percorso verso una dimensione più squisitamente interiore, realizzando superfici di colore che tendono alla dissolvenza dell'immagine e della materia. […] |
(Giornale di Sicilia, 5 giugno 1993)
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LA MEMORIA DI ALESSANDRO MONTI
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di Claudio Alessandri |
[…] Sul filo della memoria di una obliata giovinezza, guardiamo i quadri di Monti che ci riconducono a emozioni remote quando, seduti sulla riva del mare, amavamo perderci in visioni fantastiche, linfa e frutto di una età che non conosce l'impossibile. […] Siamo dinanzi ad una pittura pervasa da una poesia sublime, da un canto sommesso di melodie remote: tutto è sospeso tra realtà e sogno in un giuoco coinvolgente, piacevolmente avvertito dall'osservatore che sosta davanti alle varie opere, anche lui prigioniero del sortilegio che scaturisce da questi quadri dipinti da un "umanissimo" Monti, ma che l'arte interpretata come emanazione dell'anima rende universale. […] |
(Palermo - mensile della Provinca, anno XIII n.11, novembre 1993)
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LE VISAGE DU TEMPS QUI PASSE
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di Lucien Rama |
[…] seguendo le asperità della superficie, Monti ci fa approdare in mari muti per dialogare con il cielo nella riumanizzante sua solitudine. Questi sono i segni d'un certo lirismo … Questi sono i segni di un passaggio … La superficie della tela genera così molteplici dialoghi e poderosi corpo a corpo carichi di emozioni lasciando scorgere nuove archeologie. Questo è il "Tempo di Roma"! E per molti aspetti, il suo lavoro raggiunge il susseguirsi delle stagioni di Botticelli interrogando anch'egli il volto del tempo. Tutto è di una eleganza suprema. Alessandro Monti sembra condurci nel cuore del passato ricercando l'espressività più dolce, la più tenera per provocare degli incontri, delle gestualità. Attraverso questo percorso, l'osservatore ritroverà in effetti questa intensità dolorosa di un continuo superamento del sentimento umano spinto al suo parossismo. Si sprigiona da questa esposizione una tale senzazione d'armonia e di pienezza che ogni tela diviene il teatro di una storia vissuta dalla quale le più sottili vibrazioni vanno al di la della pura apparenza. Questo giovane pittore sfida l'esistenza nella ricerca di ombre, nella ricerca di padri, di radici. […] |
(presentazione in catalogo mostra Galleria Liehrmann, Liegi, 1993)
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VAGO, INESPRESSO DOLORE
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di Aldo Gerbino |
L'asserzione, tutta spirituale, di Alessandro Monti, si attesta nella sua appartata pregnanza linguistica, quasi in un fluire lento, assorto, condotto, gentilmente per mano, nella fluviale dispersione di un animo che contempla se stesso. Poi, passa all'osservazione analitica dell'altro, del contiguo, predisponendosi, in tal modo, alla recezione di un sommesso brusio di quanto ci circonda: ora terra, animale, ora traccia dissepolta di uomo. […] Così, non a caso, tale ricerca, sottolinea certe contiguità con le aree di un linguaggio arcaico, forme di vaga suggestione singlossica, che sarebbe piaciuta alla ricerca di Accame, simbologie intrinseche per ogni esotratto, affinchè la stessa morfologia dei marchi, qui espressi, riconducano, oggi, alle avvertite esigenze disposte tra la scrittura, oltre l'eco insonne della parola, della raffigurazione. Un approdo alla totemica lacerazione racconta l'attualità di questo percorso, ripristinando sensazioni modulari già poste negli anni Ottanta, sulla carta, da Giorgio Bompadre, proprio attraverso la grammatica della lacerazione visiva, qui, in aggiunta, della possibilità dinamica mediata da epidermiche tattilità, rivolta anche ad una certa tensione amorosa, sensuale, colma, però, di un vago inespresso dolore. […] |
(presentazione in catalogo mostra Galleria d'Arte Studio 71, Palermo,2004)
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QUANDO LA MATERIA TI PENETRA
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di Vinny Scorsone |
[…] Monti, nella sua vita, credo che non abbia mai dipinto istanti fugaci nel tempo. Ciò che ha sempre caratterizzato quest'autore è la "lentezza" delle sue "apparizioni". Ogni dipinto e' una porta socchiusa, un narratore che incanta il suo pubblico. Sono flash dilatati nella dimensione temporale di una esistenza, contenitori di racconti dimenticati dal proprio affabulatore, frasi riportate in vita solo dal chiarore lunare che restituisce all'inchiostro, sbiadito dal trascorrere delle stagioni, l'antico vigore. […] La pittura si è fatta scultura. La materia ha modellato se stessa, mentre il segno si è fatto costellazione, ideogramma. Le tracce sono emerse dalla sabbia, si sono ingigantite divenendo rappresentanti di un microcosmo a noi sconosciuto ma allo stesso tempo familiare. Solchi, ferite, fessure rimandano al corpo femminile, a quella parte fatta di labbra, sporgenze, voragini. […] Egli entra nel corpo femminile attraverso la porta d'ingresso fisica principale; oltre questa, l'ignoto, ma un ignoto sublime. Monti si nutre del mondo circostante; vive di energia e da essa si lascia accarezzare la pelle, penetrare nel cervello, facendosi portatore di una cultura millenaria che, ancora vitale, muove l'universo in attesa di essere svelata in tutta la sua pienezza. |
(presentazione in catalogo mostra Galleria d'Arte Studio 71, Palermo, 2004)
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PERSONALE DI ALESSANDRO MONTI ALLA GALLERIA 71
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di Francesca Zagra |
Evocative come parole poetiche, le opere di Alessandro Monti non chiedono di essere spiegate. […] non recano titolazioni esplicative, ma versi lirici: un suggerimento ad una fruizione più immediata dell'opera, concepita come oggetto dotato di una propria anima, di un proprio linguaggio. Quelle linee labirintiche sono scritture indecifrabili per una mente avvezza alla traduzione fredda e metodica: più che narrare contenuti, esse mirano a condensarsi in pura esistenza, sì come la pittura granulosa di sabbie o i legni pazientemente lavorati. Queste opere hanno peso, occupano uno spazio fisico, vivono per la loro stessa materia. La stessa tela, con le sue sagomature, andando oltre il proprio ruolo di supporto, si eleva ad oggetto d'arte. La composizione degli elementi pittorici e scultorei è meditata, mai improvvisata; il risultato è un assoluto equilibrio fra le forme in gioco, un rapporto dialettico sempre coinvolgente. […] |
(Vivi Palermo, anno II n. 39 - 4 giugno 2004)
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PER CORSI SEGNATI
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di Alida Maria Sessa |
[…] Tele forti impregnate di un impasto sabbioso, scolpite con le dita, mosse come dune o ficcate nei tagli longitudinali, a simulare strati di rocce incoese, argille dilavate e terre erose. […] ogni sua struttura scarnificata ha un carattere primordiale, consunto, sa di reperto che ha conosciuto altre ere, culti pagani, è stato scavato dal vento e dal tempo, ma soprattutto è la risultante di misteriosi eventi celebrativi e di casuali accadimenti distruttivi. […] I suoi colori attuali sono materici, nativi, intrinseci al materiale, originati dalle terre e dalla loro lenta erosione, sembrano più mediati dagli impasti che da una scelta razionale. A volte coperti da una grafia primordiale, minimo comune multiplo di tutto il mondo animale, uomo compreso, visto che sembra riprendere le impronte di uccelli e di ormai scomparsi predatori notturni e rende ancora di più l'opera di Monti simile ad un reperto antropologico. Alessandro sembra teso a scoprire, a togliere materia per portare alla luce tracce di un nostro passato remotissimo di primati. Orme, graffiti, segni tribali, codici simbolici di appartenenza al clan, magari sottomessi ad un seme totemico di legno che li sovrasta a suggello. […] Il Mistero, non il dolore, il Mito, non le fasulle mitologie contingenti, mi sembrano i caratteri delle opere attuali di Alessandro. Un bisogno di fuga dalla cronaca, dalla storia, dal pensiero narciso autoreferenziale dell'uomo sull'uomo. Come una tregua dalla cultura e dalla sue goffe scaramucce di potere, un tuffo per guadagnare un silenzio arcaico che ristora. Un silenzio siderale che non sgomenta. Un pensiero puro. […] |
(presentazione in catalogo mostra Galleria Michelangelo, settembre 2005)
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LA PREISTORIA DELLO SGUARDO
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di Caterina Rosolino |
[…] Il "battesimo" di ogni quadro, come mi spiega, non ha una funzione didascalica, il titolo non è un'etichetta, non definisce; spesso è il morso di una poesia o il pizzico di un ricordo, di un'associazione mentale di cui il quadro è ispiratore… ed ha un sapore montaliano: "Nel nostro incedere discreto"; "Ecco infine il silenzio"; "Si tramanda nella leggenda"; "Nello sguardo il richiamo"; "In terra di confine"… titoli che ritmano il quadro mentre lo si guarda. Spesso questo ritmo è ternario e fa da accompagnamento alla tela che sovente è divisa in tre parti (un elemento di legno fa da spartiacque). Il numero tre indica perfezione e spiritualità, ma rimanda anche all'atto del generare. […] L'origine della vita, momento in cui l'uomo ancora non era presente su questa terra, suggerisce pure l'idea della morte. E l'assenza della figura umana nei quadri, il fruscio del silenzio, producono quell'armonia che un bel tempo doveva esserci sul pianeta… Cosi quei segni a zig zag, presenti in quasi tutti i quadri, potrebbero anche essere associati ai primi microscopici organismi che, milioni e milioni di anni fa, fluttuavano nell'acqua. E restituiscono a chi guarda una calma assoluta. Talvolta invece questi segni quando sono legati insieme l'uno all'altro, ricordano un labirinto e, con esso, la danza. (Essendo in origine il labirinto nient'altro che una danza, che si faceva al momento della morte di qualcuno). O ancora fanno pensare a sciamani che usano gusci di tartaruga, o linee che solcano accidentalmente il cielo o la terra, per leggere il futuro. L'enigma, il senso di un mistero da decifrare è reso ancora maggiore dal colore blu opaco che, non sovrapposto ma amalgamato, fuoriesce da sotto la tela. […] |
(Controluce, anno XIV n. 10 - ottobre 2005)
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